Accordo sulla prevenzione della tubercolosi negli operatori sanitari

L’obbligo di aggiornamento per i coordinatori: entro il 15 Maggio 2013
maggio 6, 2013
SUVA – CHECK LIST – Proteggere gli occhi durante i lavori
maggio 6, 2013

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha indicato nella tubercolosi (TB), già dal 1993, un rischio riemergente. Ogni anno infatti si registrano nel mondo più di 9 milioni di nuovi casi e 2 milioni di decessi: si stima che circa un terzo della popolazione mondiale ospiti il Micobatterio tubercolare allo stato di latenza (ITBL).

Nella Conferenza Stato-Regioni è stato sancito l’accordo relativo alla prevenzione della tubercolosi negli operatori sanitari e soggetti ad essi equiparati.

In considerazione di questi dati, sono stati recentemente approvati, in sede di Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, alcuni documenti che si inseriscono nell’ambito della lotta alla tubercolosi.

In particolare il 7 febbraio 2013 è stato approvato l’Accordo (ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano) sul documento recante «Prevenzione della tubercolosi negli operatori sanitari e soggetti ad essi equiparati».

Un documento il cui obiettivo è quello di fornire precise indicazioni in merito alle misure di prevenzione e controllo della TBC da adottarsi nei confronti di  operatori sanitari – e dei soggetti equiparati – esposti ad un maggior rischio di contrarre l’infezione per l’attività svolta.

Infatti in ambiente sanitario l’esposizione ad agenti biologici rappresenta, di fatto, uno dei principali fattori di rischio occupazionale presente. Gli operatori sanitari vengono spesso a contatto, nello svolgimento della loro attività, sia con soggetti affetti da malattie causate da agenti patogeni trasmissibili che con materiali potenzialmente contaminati.

Non dimenticando che un operatore sanitario può contrarre una malattia contagiosa anche al di fuori del luogo di lavoro, si sottolinea che una valutazione delle condizioni di salute degli operatori sanitari e dei soggetti ad essi equiparati risulta particolarmente importante ai fini dell’individuazione e della realizzazione delle più efficaci strategie di prevenzione e controllo, compresa la corretta applicazione delle misure di profilassi.

In particolare, la valutazione del rischio deve essere svolta a più livelli:

  1. a livello di area (p.es. Presidio Ospedaliero): a questo livello sono in genere da riferire criteri quali: incidenza della TB nel bacino di utenza; adeguatezza generale degli impianti di aerazione al contenimento del rischio; presenza di adeguato numero di stanze di isolamento; criteri di accettazione; posti letto disponibili;
  2. a livello di struttura (entro area): dedicata o no al trattamento di malati di TB, dove si svolgono attività a rischio (aerosolterapia , broncoscopia , etc.);
  3. a livello di singolo operatore: probabilità di contatto col malato potenzialmente contagioso, mansione specifica (personale amministrativo, medico, infermieristico, etc…), condizioni personali (stato immunologico, gravidanza, fattori di rischio o appartenenza a gruppi a rischio, etc..).

Inoltre ogni istituzione sanitaria, che si trovi a fornire assistenza sanitaria a pazienti con TB sospetta o accertata, dovrebbe sviluppare politiche scritte che specifichino:

  • le indicazioni per l’attuazione dell’isolamento respiratorio;
  • le persone preposte a porre le indicazioni per l’inizio e la sospensione dell’isolamento respiratorio;
  • le specifiche precauzioni previste dall’isolamento respiratorio;
  • le eventuali procedure di trasferimento per i pazienti che non sia possibile isolare presso l’istituzione stessa;
  • le procedure da attuarsi per i pazienti che non si attengano alle indicazioni dell’isolamento respiratorio;
  • i criteri per la sospensione dell’isolamento respiratorio;
  • i criteri di utilizzo dei dispositivi individuali di protezione respiratoria.

Devono essere poi adottate delle misure di triage (i sistemi di triage “sono volti ad identificare pazienti con malattie trasmissibili per via aerea, accertate o sospette, che richiedano precauzioni per via aerea”), di isolamento e alcune indicazioni sui dispositivi di protezione individuale (DPI).

L’uso dei DPI rientra nelle:

  1. Precauzioni Standard: pratiche di prevenzione delle infezioni che si applicano a tutti i pazienti in qualunque ambito di una struttura sanitaria, indipendentemente dal tipo di paziente e dal sospetto o dalla conferma di uno stato infettivo, ma in dipendenza delle manovre da eseguire. Le Precauzioni Standard includono l’igiene delle mani e l’utilizzo di DPI, quali guanti, sovra camici, mascherina chirurgica, schermo facciale, maschere filtranti, che vanno indossati differentemente in base al tipo di esposizione e di rischio previsto, secondo il principio che liquidi biologici (sangue, altri materiali contaminati da sangue, secrezioni), lesioni cutanee e mucose possono contenere agenti infettivi trasmissibili;
  2. Precauzioni Aggiuntive, che devono essere messe in atto in presenza di casi sospetti o diagnosticati di patologie che richiedano specifiche precauzioni da trasmissione respiratoria o da contatto.

Il documento si sofferma infine sulla sorveglianza sanitaria con particolare riferimento alla sorveglianza dell’infezione tubercolare latente, alla sorveglianza sanitaria negli studenti esposti a rischio biologico e alla vaccinazione, ricordando che la necessità o meno di vaccinazione antitubercolare discende da una specifica valutazione del rischio, così come previsto dal D.lgs. 81/2008.


FONTE: PUNTO SICURO

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